LE MARCHE

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Tartufi













I preziosi tuberi
...celebrati dall'incontro della pioggia col tuono

Nel suggestivo scricchiolare sotto i passi di foglie cadute i boschi, vestiti dei caldi colori autunnali, donano emozionanti scorci immersi negli aromi più  intensi: ubertosi profumi di muschi nascenti, di funghi sfuggenti che paiono volersi celare agli sguardi curiosi. E di preziosi tartufi, celebrati frutti nati dall’incontro della pioggia col tuono (secondo il greco Teofrasto) ed amati da Cheope e Lucullo, da Caterina De’ Medici e Lucrezia Borgia.

Avventurandosi nel misterioso mondo di questi tuberi si schiude un complesso sistema di delicati equilibri, di esclusivi rapporti che legano i tartufi alle piante da cui traggono il nutrimento necessario per crescere e maturare, sino a che l’inconfondibile afrore richiama a sè cinghiali o insetti, lumache o cani (abilmente addestrati dagli uomini) che, cibandosene (o cogliendoli), ne disperdono le impalpabili spore inaugurando un nuovo ciclo vitale.

Questo rude diamante, in realtà, non è affatto esclusivamente autunnale: nelle Marche infatti, grazie alla presenza di numerosi boschi dall’ecosistema ancora intatto, i tartufi si riproducono in diversi momenti dell’anno (a seconda della loro specie) e la loro raccolta è regolata da strette disposizioni di legge.

Si inizia dai piccoli tartufi neri d’inverno proseguendo col liscio tartufo bianchetto, coi generosi tartufi neri d’estate, con l’ottimo tartufo nero liscio sino ai tartufi neri ordinari. Ad ottobre giunge finalmente il momento di coglierne la qualità più ricercata e dall’inconfondibile aroma: le grosse e dorate pepite di tartufi bianchi pregiati; ma son degni d’attenzione anche tartufi uncinati, i tartufi moscati e, infine, i dolci tartufi neri pregiati, che concludono in bellezza un anno colmo di pregiati profumi.

E’ per questa ragione che ad Acqualagna come ad Amandola, a Sant’Angelo in Vado come a Visso, i tartufi si trovano un po’ in tutte le stagioni, sulle bancherelle delle numerose fiere, nelle vetrine dei migliori negozi di alimentari ed in quelle dei  prodotti tipici (dove, al naturale o sotto forma di olio dorato, morbido patè o salsa saporita paion disposti al pari di rari gioielli -e come tali piuttosto costosi-), e quale regale ingrediente nelle squisite pietanze servite ai tavoli dei ristoranti.

La Fiera Nazionale del Tartufo bianco (fine ottobre-inizio novembre) e quelle Regionali del Tartufo nero pregiato (fine febbraio) e del Tartufo nero estivo (ferragosto) di Acqualagna, ad esempio, figurano tra le mostre mercato più importanti assieme all’autunnale Fiera Nazionale dei Prodotti Agro-Silvo-Pastorali di Sant’Agata Feltria e, se da un lato sono nel tempo nate aziende agricole esclusivamente dedicate alla tartuficultura (come avviene a Roccafluvione), dall’altro il tartufo marchigiano è proficuamente approdato fra le reti telematiche, incrementando la propria diffusione grazie al moderno commercio elettronico.

Infine, giunto fragrante fra le mura domestiche dopo un fortunato incontro nel fitto dei boschi, o ritirato all’uscio come pacco postale, c’è solo l’imbarazzo della scelta su come gustare al meglio questo tubero d’eccezione: accompagnato al formaggio di fossa per un esclusivo antipasto, aggiunto al ragù di lasagne fumanti o spalmato su dorati crostini: quale che sia la ricetta prescelta, sempre il tartufo saprà donare quell’inconfondibile e prezioso aroma racchiuso nel frutto più pregiato della terra marchigiana.

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